I radicali liberi sono molecole prodotte dal metabolismo dell’ossigeno, dunque dalla respirazione. La loro caratteristica è di essere instabili, in quanto privi di uno o più elettroni, che sottraggono ad altre molecole, ossidandole. Il nostro organismo ha dei meccanismi per difendersi dall’azione nociva dei radicali, ma quando i radicali liberi sono superiori alla capacità antiossidante della cellula, questi possono reagire con molecole di vitale importanza per la cellula stessa, tra cui proteine, fosfolipidi e DNA. Questa condizione è detta stress ossidativo e causa danni anche importanti per la cellula e, di conseguenza, per l’organismo. Lo stress ossidativo è stato associato a diverse patologie.

Viene definito microbiota l’insieme dei microrganismi che vivono nel corpo umano, il 70% dei quali sono localizzati nel tubo digerente. Il microbiota intestinale è in grado di influenzare lo stato di salute modulando la risposta immunitaria dell’ospite (l’intestino può produrre il 70-80 % delle cellule immunitarie del corpo). Stress, diete squilibrate, inquinamento ambientale, uso prolungato di farmaci, infezioni ed età possono influenzare negativamente la salute del microbiota. Quando il microbiota intestinale si trova in una condizione di equilibrio biologico e funzionale si parla di eubiosi. Quando invece è presente un’alterazione quantitativa o qualitativa nella componente microbica si parla di disbiosi. La disbiosi è associata a un maggiore rischio di patologie metaboliche (obesità, sindrome metaboloca) immunologiche (asma, allergie), infiammatorie (malattie croniche intestinali), neurologiche (depressione, demenze). Uno studio cinese sul rapporto tra la salute del microbiota e la polmonite da Covid-19, sostiene che l’eubiosi intestinale potrebbe prevenire la comparsa dei sintomi e contribuire al trattamento più efficace della polmonite virale (Qin Yan Gao et al. 2019 Novel coronavirus infection and gastrointestinal tract. J Dig Dis. 2020 Mar; 21).

Le carenze nutrizionali possono compromettere la risposta immunitaria e rendere la persona maggiormente esposta alle infezioni. E’ provato che durante l’inverno i livelli di vitamina D si riducono, sia per la minor esposizione solare sia per l’esaurimento delle riserve di questo micronutriente, infatti la maggior parte degli alimenti contiene scarse quantità di vitamina D. Pertanto, la sola dieta non può essere considerata una fonte sufficiente. Numerosi studi hanno mostrato che è sempre più frequente riscontrare bassi livelli di vitamina D non sono in soggetti anziani ma anche nei più giovani. L’ipovitaminosi D è correlata a diversi disturbi: osteoporosi, rachitismo ma anche problematiche cardiovascolari e la predisposizione a una serie di malattie gravi, quali diabete, ipertensione, dislipidemie, sindrome metabolica fino all’Alzheimer, all’asma o alla sclerosi multipla. E’ clinicamente dimostrato un abbassamento delle difese immunitarie nei pazienti con carenza di vitamina D (Hernández, Nan, Fernandez-Ayala, García-Unzueta, Hernández-Hernández, López-Hoyos, Muñoz-Cacho, Olmos, Gutiérrez-Cuadra, Ruiz-Cubillán, Crespo, M Martínez-Taboada: Vitamin D Status in Hospitalized Patients with SARS-CoV-2 Infection – The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism – 2020).

Costante sensazione di stanchezza e debolezza, dolori muscolari, frequenti mal di testa, ripetuti episodi di bronchiti, tonsilliti, infezioni ricorrenti sia respiratorie, ma anche infezioni della pelle, quali herpes, pelle disidratata, caduta dei capelli. Quando il corpo attraversa un periodo di indebolimento, invia segnali piuttosto chiari per farci capire che le difese immunitarie necessitano di un sostegno.

Nei bambini e negli anziani le difese immunitarie basse sono più comuni. Nei bambini molto piccoli ciò è probabilmente legato al fatto che il sistema immunitario ancora non lavora perfettamente. Inoltre i bambini passano lunghi periodi in comunità nelle quali le condizioni di contatto e scambio continuo fra soggetti non ancora immunizzati li rende maggiormente esposti al contatto con patogeni “nuovi” per il loro sistema immunitario, verso i quali presentano difese immunitarie basse. Anche l’età è un fattore da tenere in considerazione. L’invecchiamento fa sì che gli organi immunitari produttori di globuli bianchi siano meno efficaci. In queste condizioni, la risposta del sistema immunitario diventa più lenta e debole.

Essenziale nutrimento, contribuisce alla formazione del collagene, alla riduzione dell’affaticamento e alla prevenzione delle infezioni stagionali.

Vitamin C: An antioxidant Agent By Fadime Erylmaz – 2017: https://www.intechopen.com/books/vitamin-c/vitamin-c-an-antioxidant-agent.

La vitamina D3 difende l’organismo dalle infezioni, inducendo l’espressione di peptidi antimicrobici. Unitamente alla vitamina C, favorisce il fisiologico funzionamento del sistema immunitario. E’ clinicamente dimostrato un abbassamento delle difese immunitarie nei pazienti con carenza di vitamina D.

Hernández, Nan, Fernandez-Ayala, García-Unzueta, Hernández-Hernández, López-Hoyos, Muñoz-Cacho, Olmos, Gutiérrez-Cuadra, Ruiz-Cubillán, Crespo, M Martínez-Taboada: Vitamin D Status in Hospitalized Patients with SARS-CoV-2 Infection – The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism – 2020.

Zinco microincapsulato ad elevata biodisponibilità, è un micronutriente che facilita il lavoro dei globuli bianchi e rende più attivi i linfociti T⁵, che hanno un ruolo centrale nell’immunità cellulo-mediata (immunomodulante) poiché sono delegati ad aggredire i virus che tentano di introdursi nell’organismo ed a eliminare le cellule del corpo già infette.

Zinco: il minerale che potenzia le difese immunitarie: https://www.riza.it/benessere/integratori/5701/zinco-il-minerale-che-potenzia-le-difese-immunitarie.